E’ più facile dominare chi non crede in niente, e questo è il modo più sicuro di conquistare il potere! (Gmork)
Le fiabe sono racchiuse nell’anima del nostro sangue, esse parlano della lotta tra gli elementi fondamentali: il bene e il male. Ne “La Storia Infinita”, il film tratto dal romanzo di Michael Ende, Atreyu, il guerriero, si imbatte in una creatura mostruosa, Gmork, un lupo dalla voce demoniaca. Nel loro dialogo prima di combattere Gmork spiega a chiare lettere che cos’è Fantasia, il regno della speranza, che essa non ha confini e che “il Nulla” ha cominciato ad avanzare da quando gli uomini hanno smesso di sperare. In questo quadro Gmork si definisce servo del potere, e questo si serve de “il Nulla”, appunto, poiché è più facile dominare chi non crede in niente.
Questa premessa è facilmente traslabile, per chiunque lo voglia vedere, nella realtà odierna dove la struttura di potere – banche, massoneria, multinazionali, lobby, alcuni Stati e raggruppamenti come USA, Israele, Vaticano e NATO – promuove a tutti i livelli l’annichilimento delle idee.
Le uniche idee a dominare sono quelle relative al mercato, agli interessi utilitaristici dell’economia, o meglio dei suoi forti concentramenti, e agli stili di vita del consumismo. Questo quadro potrebbe essere esteso a vari campi, come nell’attacco alle ideologie, che seppur in forma contrappositiva, costituiscono una visione del mondo differente da quella attuale. Esse sono forme diverse dall’ideologia “unica” del mercato e del nuovo ordine mondiale, che rende tutti merci o dati informatico-stilistici tra loro equivalenti ed interscambiabili.
Se è “il Nulla” il problema fondamentale – e il credo dominante almeno dal 1989 – è necessario “recuperare” positivamente e riunire tutte le tradizioni di pensiero che l’umanità è riuscita a produrre nel corso della sua storia. E’ ora che le idee escano fuori dalle categorizzazioni imposte per alimentare il divide et impera (dividere e dominare) – il gioco che i nostri governanti usano dalla notte dei tempi. Ogni idea è un contributo che può essere utile per costruire un modello altro da quello vigente. Oggi da un lato abbiamo la struttura di potere che ci offre una società disgregata, disgregante, fortemente invasiva della espressione della persona e basata su azioni divisive e disarmoniche. Dall’altro, invece, è ora che i popoli formulino proposte centrate sull’integrità della persona quanto della comunità, sull’armonia delle parti e sul pieno sviluppo delle identità collettive. Per questo bisognerebbe recuperare: la carica animica delle religioni; i bisogni di libertà, autodeterminazione ed equità del pensiero liberale, democratico e socialista; le necessità spirituali ed identitarie delle varie scuole della Tradizione.
Tutti questi elementi rappresentano molto bene le armi dell’anima, del corpo e dello spirito che riunificate possono a tutti gli effetti costituirsi a base oltre che della coscienza personale, anche delle forme di comunità prima ipotizzate. E’ chiaro, che solo laddove viga il principio di equilibrio e di armonia a livello individuale è possibile riverberare tale equilibrio ed armonia anche a livello collettivo. Su questa base sarà vagliato ed applicato ciò che è utile per il bene comune e ciò che non lo è, e sin quando una forma o un confine avrà ancora ragione di essere e quando no. Poi, sempre a partire da ciò, un credo potrà essere rispettato in quanto espressione di una particolare area geo-politica, oppure si sentirà il bisogno di riunire i vari riferimenti spirituali. E infine, si deciderà in che modo sarà opportuno procedere verso forme differenti di economia, che promuovano il valore-lavoro e che tengano conto delle risorse naturali esaurite o in via di esaurimento. Queste saranno da razionalizzare all’interno di quei processi che diversi intellettuali contemporanei definiscono di decrescita felice.
E’ inutile dire che gli elementi fondamentali di questo discorso sono proprio quelle capacità di immaginare, proiettare, creare e fantasticare, come invita proprio Atreyu. Qualità, queste, per definizione squisitamente animiche. Come accennavamo all’inizio è proprio sul recupero di queste capacità innate, che irrompe il vero elemento “nuovo” che caratterizza questa opportunità, forse l’ultima, che ha l’Uomo per realizzare se stesso.
Roberto Siconolfi
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