Secondo la scienza nel passato, la coscienza non poteva che essere un prodotto del cervello. Poi sono arrivati coloro che hanno affermato, non senza ragione, che c’è un cervello anche nel cuore e nelle cellule. È un fatto che per molto tempo, le neuroscienze abbiano cercato di individuare quale fosse il substrato anatomico, per lo più in ambito cerebrale, della coscienza.
Ma se la coscienza non fosse limitabile al solo corpo fisico? E se fosse o si trovasse “al di là” dei limiti definiti appunto dal nostro corpo fisico?
Questi interrogativi turbano in effetti il sonno di studiosi e scienziati da migliaia di anni: i primi a prendere posizione sull’argomento furono i Veda, e in particolare nei Rig Veda, si parla della Shruti cioè della “vibrazione dell’intelligenza in forma sonora” , generata appunto dalla coscienza. In questa interpretazione la coscienza quindi, nella sua espressione autoreferenziale più alta, genera una vibrazione e ogni vibrazione, oggi lo sappiamo, è caratterizzata da una frequenza. Ma “vibrazione” e “frequenza” sono termini che ci proiettano con un balzo di decine di secoli, nella contemporaneità , proprio diritto nel cuore della disciplina che più ha sconvolto le tradizionali certezze granitiche dell’Homo Technologicus moderno: la Fisica Quantistica.
La Fisica Quantistica apre allo scenario delle infinite possibilità. Il famoso esperimento della “doppia fenditura” dimostra che la probabilità che qualcosa avvenga (cioè, detto in termini tecnici, quando avviene il collasso della funzione d’onda) è strettamente legata all’atto di osservazione di un soggetto osservatore che, di conseguenza, inevitabilmente entra, suo malgrado, nel campo dell’esperimento modificandolo e rendendolo coerente con ciò che egli prevede di vedere. Quando osserviamo e scegliamo uno specifico risultato, tutte le altre possibilità diventano incoerenti rispetto a ciò che vediamo e si auto-escludono di conseguenza.
ESPERIMENTO DELLA “DOPPIA FENDITURA” : DUALITA’ ONDA – PARTICELLA
Senza dilungarci in questa sede sulle straordinarie prospettive che vengono spalancate dalle scoperte della Fisica Quantistica, ci limitiamo qui a soffermarci sul dato sostanziale relativo al fatto che la “coscienza umana è in grado di modificare gli eventi fisici che osserviamo nel mondo materiale”. Da qui ad arrivare a sostenere che la coscienza umana possa anche “provocare” gli eventi, il passo è breve.
Esperimenti molto conosciuti svolti dal fisico John Wheeler confermano infatti che l’osservatore crea la realtà e la modifica anche a ritroso. E terapeuti di nuova generazione, come in Italia la psichiatra milanese Erica Francesca Poli , arrivano a sostenere che, grazie all’osservazione clinica attenta di pazienti che seguono sedute di psicoterapia, effettivamente la realtà del passato si modifica. Queste osservazioni sono di una valenza talmente rivoluzionaria da mettere di fatto in discussione, anche all’interno del vissuto quotidiano di ognuno di noi, il concetto tradizionale del “tempo”: forse il tempo lineare così come siamo abituati a pensarlo, suddiviso in passato-presente-futuro, è una interpretazione troppo semplicistica , che potrebbe non reggere ancora a lungo. Sembra che il sapere umano abbia ancora interessati sfide con cui confrontarsi. S.F.
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