Il mito nasce in un periodo della storia evolutiva dell’uomo durante il quale egli diventa pienamente cosciente della propria interiorità a contatto con un mondo superiore. È questo il momento in cui l’uomo comincia a essere consapevole dell’esistenza di una componente spirituale presente dentro il proprio corpo mortale. Fu così che, attraverso il contatto con la propria coscienza interiore, cominciò a raccontare storie e leggende che descrivevano il rapporto diretto tra lui e tutte le entità del mondo superiore. La parola mito, infatti, deriva dal greco mỳthos e significa appunto parola, racconto.
“I simboli mitologici” spiega J.Campbell, uno dei massimi esperti mondiali di mitologia, “toccano e mettono in movimento centri vitali che stanno al di là della ragione. Le modalità razionali dell’esperienza e del pensiero furono, nella preistoria biologica della nostra specie, acquisizioni tarde, molto tarde”. Questo avviene, aggiungiamo noi, per il semplice fatto che il simbolo è molto più vicino all’archetipo di quanto lo possa essere la parola stessa. Successivamente J.Campbell passa a descrivere le funzioni principali del mito nel corso delle epoche storiche. Vediamole nel dettaglio.
Prima funzione di una mitologia
“La prima funzione di una mitologia” spiega Campbell “è di riconciliare la coscienza con il mysterium tremendum et fascinans di questo universo così com’è”. La frase mysterium tremendum et fascinans che Campbell adopera è stata usata per la prima volta da Rudolf Otto per definire qualità che avevano a che fare con il sacro ossia quel senso del mistero che va ben oltre la logica razionale e provoca nell’uomo emozioni di meraviglia e stupore; conseguentemente a quest’aspetto di trascendenza assoluta il tremendum non rappresenta altro che un senso di timore reverenziale verso una forza sacra così potente al cui cospetto la coscienza individuale si sente infinitamente piccola. Questo senso del tremendum, nelle varie epoche, ha assunto varie forme barcollando da un senso di terrore verso le entità che si presentavano all’uomo primitivo come falsi déi capaci di sottomettere l’uomo al proprio volere, sino ad arrivare alla moderna mistica dove la stessa coscienza individuale si allarga a dismisura identificandosi con il sacro in una sorta di orgasmo mistico con il Tutto indistinto.
In quest’ultima forma più elevata di unione con il sacro si svela ancor più il fascinans, ossia quel fascino del sacro che attrae a sé verso un’unione tra il divino e l’umano, sempre più consapevole di se stesso e della propria divinità. Negli stati intermedi di sviluppo spirituale il tremendum e il fascinans hanno agito come forze uguali e contrarie le quali, come tutti gli opposti, non hanno fatto altro che, da una parte, attrarre l’uomo al sacro e, dall’altra, respingerlo in una sottomissione riverente alle forze più ancestrali della natura. Ecco la prima funzione della mitologia mondiale: rapportare l’uomo a sacro e all’universo per come è stato pensato dalla Coscienza.
Seconda funzione della mitologia
Ne consegue che, se la prima funzione di una mitologia è di riconciliare la coscienza con il mysterium tremendum et fascinans di questo universo così com’è “la seconda funzione è quella di darne un’interpretazione complessiva, così come accade nella coscienza contemporanea. […] È la rivelazione alla coscienza dei poteri che sono alla sua stessa origine”(J.Campbell). Insomma una sorta di specchio tenuto in mano dalla Coscienza stessa perché l’uomo possa accedere alla contemplazione dei suoi meravigliosi segreti.
Terza funzione della mitologia
La terza funzione della mitologia “è il rafforzamento di un ordine morale. L’adattamento dell’individuo al suo gruppo sociale condizionato geograficamente e storicamente”. “La nascita e la caduta delle civiltà” spiega Campbell “possono essere viste come funzioni dell’integrità e della forza dei loro canoni mitologici; infatti, ciò che motiva, costruisce e trasforma le civiltà non è l’autorità ma le aspirazioni. Un canone mitologico è un’organizzazione di simboli, di incalcolabile importanza, da cui le energie delle aspirazioni vengono evocate e raccolte attorno a un centro d’interesse”.
Quarta funzione della mitologia
La quarta funzione della mitologia, sicuramente la più importante, è quella “di favorire lo sviluppo dell’individuo in accordo con
- se stesso (il microcosmo)
- la sua cultura (il mesocosmo)
- l’universo (macrocosmo) e con quel terribile ultimo mistero che è sia al di là sia all’interno di se stesso e di tutte le cose”. (J.Campbell).
Abbiamo delineato brevemente le varie funzioni di una mitologia attraverso le parole di J.Campbell contenute nel libro Mitologia creativa (ed. Mondadori p. 12). Non ci rimane che immergerci nelle leggende e nei racconti di tutto il mondo in un epoca di forte cambio culturale, sociale e, soprattutto, mitologico perché, come spiega lo stesso Campbell “la mitologia creativa […] non scaturisce, come la teologia, dai dettati dell’autorità, ma dalle intuizioni, dai sentimenti, dai pensieri e dalle visioni di alcuni individui, che riferiscono le proprie esperienze. Quindi, costoro correggono le autorità che si attengono a forme e ad esperienze di un passato superato. Rinnovando le esperienze, restituiscono all’esistenza la qualità dell’avventura, mandando in frantumi e reintegrando nello stesso tempo il già noto e conosciuto, nel fuoco sacrificale di quel divenire che non è una «cosa» ma la vita, non come sarà o come dovrebbe essere, non come fu o come non sarà mai, ma come è in tutta la sua profondità, qui ed ora, dentro e fuori”. T.M.
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