La parola ambiente negli ultimi cinquant’anni è stata ripetuta con assiduità in tutti gli ambiti delle più svariate discipline e non è un caso che l’uomo si sia soffermato a osservare l’ambiente in cui vive proprio in un’epoca in cui l’ambiente stesso è stato fortemente messo alla prova da una tecnologia sempre più invasiva che ha minato le basi della vita biologica del pianeta Terra.
Per ambiente si intende normalmente l’insieme delle condizioni fisico-chimiche e biologiche che permettono e favoriscono la vita delle comunità di esseri viventi. È questo il significato che gli stiamo attribuendo in questa pagina per soffermarci a riflettere e dare delle indicazioni sostanziali sulla futura visione dell’ecosistema in generale. Oramai abbiamo compreso come non esistono tanti sistemi autonomi ma un unico grande ecosistema dove l’uomo è destinato a vivere. Tutti gli habitat minori che ruotano attorno a questo grande sistema sono interdipendenti fra loro. Questo significa semplicemente che se una parte del tutto è compromessa anche il tutto è compromesso irreversibilmente. Abbiamo osservato come la negazione di questo principio naturale abbia agito nella nostra società moderna basata soprattutto sull’industria e sulle macchine distruggendo ogni risorsa naturale che permetteva la normale vita di popoli all’interno del loro ambiente naturale.
Il nuovo ambiente, che l’uomo stesso dovrà costruire seguendo le regole della propria armonia interna, dovrà tenere conto del principio fondamentale secondo cui tutto è in stretta correlazione e ogni causa produce un effetto anche a grande distanza. Le tribù “primitive” del pianeta avevano un grande rispetto del proprio ambiente poiché sapevano di essere parte di quella terra che costantemente li accoglieva nel suo grembo. Oggi, addirittura, ci sono tribù ancora esistenti che vivono tra la Bolivia e il Brasile le quali rifiutano qualsiasi forma di contatto con il mondo esterno. Tutto questo a causa di violenze subite o di malattie portate dall’esterno. Tali tribù, a seguito del boom della gomma, durante il quale migliaia di indigeni furono ridotti in schiavitù e assassinati, hanno scelto di rimanere isolati da un mondo che appariva, o era, a loro ostile.
Oppure basti pensare all’estremo amore per la terra che avevano gli indiani d’America per i quali nella natura ravvisavano ogni forma spirituale che entrava in comunione con il mondo degli uomini. La spiritualizzazione di tutte le forme naturali era ben lontana dalla visione consumistica occidentale per la quale la terra viene considerata solo una risorsa da sfruttare e monetizzare. Fu per questa stretta relazione che gli indiani d’America avevano con la propria terra che, dopo la distruzione del loro ambiente naturale, la quasi totalità delle tribù d’indiani è scomparsa. La Madre terra era stata distrutta irreversibilmente e con lei tutte quelle tribù che si erano identificate con essa.
Anche nelle culture antiche la terra, insieme a tutti gli esseri che vi abitavano, era vista come strettamente legata al mondo umano. Per queste culture antiche gli uomini erano stati partoriti dalla natura stessa alla quale, un giorno, sarebbero ritornati. La catastrofe del mondo moderno deriva dal fatto di aver attuato una separazione netta tra umanità e natura attraverso un processo che ha portato al distacco dell’uomo dal flusso costante di tutti gli elementi naturali in simbiosi tra loro.
In futuro bisognerà riprendere l’antica saggezza primitiva che vedeva l’uomo in comunione perfetta con la natura e il proprio ambiente essendo egli stesso formato dall’unione di tutti gli elementi naturali. Questo avverrà grazie alla promozione di un’alimentazione vegan insieme a un’agricoltura biologica, nel rispetto del mondo animale e vegetale. Oramai sono tantissime le ricerche scientifiche che dimostrano la fondatezza dell’alimentazione vegana: dallo studio sull’anatomia del corpo umano alla storia evolutiva dell’uomo su questo pianeta. Tutte queste ricerche provano inequivocabilmente che l’uomo era e rimane un fruttariano che si nutre anche di ortaggi. Insomma, tutto il nutrimento essenziale per l’organismo umano si trova nel mondo vegetale.
Non solo un’alimentazione vegan rappresenta, a livello salutistico, la forma nutrizionistica più adatta all’uomo ma contribuirà a salvare un ambiente compromesso proprio dal consumo di carne e derivati. Se pensiamo che per coltivare un chilogrammo di cereali è necessario un centesimo dell’acqua che si impiega per un chilogrammo di proteine animali appare subito evidente lo spreco energetico col conseguente danno ambientale.
Per essere più chiari: se possediamo un ettaro di terreno agricolo e decidiamo di coltivarlo a patate possiamo produrne in un anno venticinquemila chilogrammi mentre se lo stesso ettaro lo destiniamo a foraggio da dare agli animali da allevamento, alla fine, otterremo solo sessanta chili di proteine animali. Sapete cosa significa questo?
Che un ettaro di terra contribuisce a dare il sostentamento a venticinque persone e più.
Mentre lo stesso ettaro di terra coltivato a foraggio per animali sfamerà una sola persona. Qui di seguito riportiamo una tabella esemplificativa del danno ambientale derivato dal consumo di carne e derivati, oltre a quello derivato dall’impatto della carne sulla salute umana.
Su un altro versante l’agricoltura non intensiva basata sui metodi biologici permetterà al pianeta di risollevarsi da un periodo così triste della sua storia.
Le conoscenze dell’agricoltura sinergica o della biodinamica o, ancora, quelle della permacoltura risponderanno alle esigenze di un mercato che non sarà più quello internazionale ma ristretto quanto più al territorio locale. Il Kilometro zero permetterà a più coltivatori locali di vendere, o scambiare,i loro prodotti. In una simile visione dell’ambiente e dell’agricoltura quello che muterà saranno anche i valori sociali sulla quale la società stessa vive e opera. Tutto questo per favorire la crescita dell’uomo all’interno del suo habitat naturale creando una forte coesione tra il mondo dello spirito e la Madre Terra.
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