Abbiamo già affrontato il tema della dualità nel nostro post  “Verso la consapevolezza“. Analizziamo ora due campi in cui si esprime  il concetto di dualità : la filosofia e la filosofia politica.

Tenendo scisse le due parti del Sé, quella maschile e razionale  da un lato e quella femminile ed emozionale dall’altro, si producono due visioni del mondo apparentemente antagoniste. In realtà un lavoro di armonizzazione delle due parti del Sé proietta automaticamente su ciò che è esterno alla persona la consapevolezza che le due visioni antagoniste possono tranquillamente compenetrarsi tra loro. Questo meccanismo è utile per evitare il gioco del divide et impera che sistematicamente i nostri governanti applicano su ogni aspetto dello scibile, oltre che della quotidianità.

La storia della filosofia e delle sue applicazioni in possibili modelli politici ruota tutta intorno a questa opposizione falsata. Dall’idealismo platonico che si oppone all’atomismo democriteo nell’antica Grecia, si giunge fino all’idealismo hegeliano o a quello magico che si oppone alle scuole di pensiero kantiane e marxiste nel mondo contemporaneo. Per traslare il concetto in politica, al comunismo platonico ideale e trascendente si oppone la comunità equilibrata come immaginata da Aristotele nell’antichità.

Nel mondo contemporaneo abbiamo le esperienze politiche novecentesche che a vario grado sono figlie del pensiero razionale (USA, Inghilterra, URSS) o tradizionale (Germania o Italia anni’30).

La filosofia politica ultima è riuscita ad andare avanti nella riformulazione di queste visioni del mondo, teorizzandole per la fase attuale e superando schematismi – es. destra/sinistra – che oramai risultano dannosi oltre che obsoleti.

E’ utile prendere spunto da queste visioni che tentano di superare i dualismi ai quali il pensiero novecentesco si era fermato. Pur tuttavia, bisogna avere coscienza del fatto che una disarmonia risiedente all’interno della coscienza realizza nuovi antagonismi anche nel mondo delle idee.

Tra i filosofi attuali citiamo Costanzo Preve (deceduto nel 2013) e Alain de Benoist. Il primo è figlio del pensiero di Hegel e Marx, della prevalenza degli aspetti economico-sociali su quelli dello spirito. Egli riadatta il concetto di Comunismo di Karl Marx in ottica adeguata alla fase attuale, ridando la giusta importanza ai concetti di nazionalità e tradizioni culturali. A questi i marxisti dell’Europa occidentale avevano tolto legittimità pensando che essi fossero solo una temporanea espressione delle basi economico-sociali e quindi materiali. Costanzo Preve va oltre, esplorando e sottoponendo alla critica filosofica anche pensatori come Fichte o Heidegger, che invece danno preminenza ai presupposti a carattere metafisico. Una rilettura che è necessaria, per tornare a dare legittimità a quel panorama di elementi immateriali che sono presenti nell’individuo e nella sua collettività di riferimento.

Un altro intellettuale interessante in grado di produrre modelli di pensiero trasversali è Alain de Benoist. A differenza di Preve, egli parte da presupposti metafisico-tradizionali del primato dell’idea sulla materia. Egli riformula il pensiero di Evola, già esoterista, alchimista, orientalista oltre che ideatore politico in chiave occidentale. De Benoist rielabora i miti della tradizione letteraria europea come Faust e Nietzsche, e rilegge un’intellettuale come Gramsci eliminandone l’impostazione a base materialistico-dialettica. Anche de Benoist elabora una visione politica che è quella della Comunità Olista. Questa presenta il primato della Comunità (Gemeinschaft) sulla Società (Gesellschaft), della solidarietà organica su quella meccanica. In sintesi da un principio base, “bene comune”, si estendono tutte le altre attività umane tra cui l’economia. Quest’ultima quindi, non ha il carattere primario come nelle visioni figlie del razionalismo o del pensiero di Marx.

Dalla base di questi due punti di sintesi e di arrivo – sviluppati in modo multiforme da altri pensatori che provano il superamento delle classiche dicotomie filosofico-politiche – si può costruire un modello societario che intersechi le due visioni. Riunendo così i dualismi apparenti, si assegna il giusto ruolo sia all’aspetto delle idee e al bagaglio spirituale da esso derivante, sia agli aspetti legati alla materia e quindi a carattere economico-sociale.


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